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Manifesto fondativo” del “MOVIMENTO PER LA GIUSTIZIA

[16-17 APRILE 1988]

 

 

 

UN IMPEGNO PER LA GIUSTIZIA

 

 

I. LE RAGIONI DI UNA SCELTA

 

Nel paese è in atto un processo fortemente conflittuale per la redistribuzione del potere reale, sia nella società sia nelle istituzioni, che, investendo anche il ruolo della magistratura, tende a stravolgere il disegno del costituente, che attribuisce ad essa, nell’interesse dei cittadini, il compito di garante della legalità indipendentemente da possibili alternanze di maggioranze governative.

Proprio a questo fine, e non per elargire privilegi, la Costituzione ha fissato, con particolare solennità ed in un apposito titolo, le garanzie di autonomia ed indipendenza dell’ordine giudiziario e, quindi, dei singoli magistrati.

 

Il ruolo della magistratura è diventato sempre più significativo allorché, in questi ultimi anni, ha dovuto indagare in misura sempre più penetrante su vicende coinvolgenti i metodi di gestione del potere economico-politico.

Le reazioni sono state durissime e quanti erano, anche indirettamente, colpiti dall’azione giudiziaria hanno avuto buon gioco nello strumentalizzare la diffusa insoddisfazione per le indubbie carenze del servizio giustizia, le quali hanno di fatto impedito che nella società civile maturasse la consapevolezza della strumentalità degli attacchi.

 

In questo contesto, l’azione politica dell’A.N.M. è stata assolutamente inadeguata in quanto, invece di porre al centro i problemi della giurisdizione, intesa come potere istituzionale e servizio, si è arroccata soprattutto nella tutela burocratica e corporativa dei magistrati, in stretta correlazione con alcune preoccupanti degenerazioni del sistema delle correnti che rischiano, così, di disperdere il loro patrimonio ideale, la cui importanza è testimoniata dalla storia della magistratura associata.

Contro tutto questo e contro le sempre più ampie divaricazioni tra enunciazioni programmatiche e agire concreto, l’Assemblea ritiene necessaria ed indilazionabile la formulazione di una proposta che, partendo da una approfondita riflessione sulle cause reali delle disfunzioni della giustizia e superando i tradizionali schemi, si rivolga a tutti i magistrati per aprire nuove prospettive ad un’azione politica dell’A.N.M. capace di sovvertire le logiche dell’isolamento corporativo e di efficacemente contrastare il progetto del giudice burocrate.

Occorre, quindi, valorizzare una dimensione del problema giustizia tutta rivolta, nei fatti più che nelle parole, verso i concetti di servizio e di istituzione, che contribuisca a garantire la vita democratica e la legalità nel paese.

Per fare ciò è necessario che, intorno alle tematiche di fondo (indipendenza, terzietà, strutture, direzione degli uffici, professionalità, responsabilità, autogoverno) si sviluppi un dialogo serrato tra tutti i magistrati, aperto al confronto e al contributo di quelle componenti della società che, anche in forme ed aggregazioni nuove, avvertono la necessità di un giudice libero da condizionamenti e del tutto coerente con il modello costituzionale.

 

II. LA QUESTIONE FONDAMENTALE

Contro le deviazioni delle prassi correntizie e nella prospettiva di un rilancio della democrazia associativa, l’Assemblea afferma il carattere preliminare e fondamentale della “questione morale”, testimoniata sul terreno politico:

- come conformità della condotta e delle scelte individuali e collettive ai principi ideali ed agli impegni programmatici, spesso disattesi e contraddetti nell’agire quotidiano;

- come aderenza delle rappresentanze associative alla volontà ed al consenso effettivi degli organismi di base, aderenza che deve assolutamente essere garantita con sistemi idonei ad impedire interventi manipolatori degli apparati;

- come rifiuto di ogni forma di “professionismo” e di “carriere parallele” nell’ambito della associazione, fenomeni che devono essere tenacemente contrastati con meccanismi idonei;

- come rifiuto di ogni forma di spartizione e di lottizzazione del potere, nonché di uso del potere stesso a fini di vantaggio corporativo o individuale, con pregiudizio degli interessi generali ed istituzionali;

- come rifiuto e pubblica denuncia di ogni collateralismo con centri di interessi o di potere politici ed economici atti a comprimere l’indipendenza della magistratura e a condizionarne il ruolo di garanzia imparziale;

- come rifiuto di ogni commistione tra momenti associativi e ruoli istituzionali, in modo da impedire qualsiasi strumentalizzazione dell’istituzione per distorte finalità ed ottiche correntizie-associative.

Peraltro, il proposto mutamento di mentalità e di costume, pur necessario, non è da solo sufficiente; occorre infatti intervenire con decisione sulle cause strutturali dei fenomeni degenerativi, tra le quali assume particolare importanza l’attuale sistema elettorale per l’A.N.M. e per il C.S.M. che deve essere, salvaguardando il principio proporzionale, quale garanzia di pluralismo culturale, riformato quantomeno con una drastica riduzione delle preferenze esprimibili (tre al massimo).

 

III. GLI OBIETTIVI

L’azione dovrà svolgersi su un duplice piano: interno ed esterno.

 

Sul piano interno.

L’Assemblea si propone di sviluppare tutte quelle iniziative che rafforzino e accrescano la professionalità del giudice (intesa come capacità, terzietà, indipendenza), che evidenzino l’importanza di momenti di responsabilizzazione e contribuiscano ad una migliore organizzazione degli uffici.

In tal senso occorre:

1) favorire un ampio e generale rifiuto, da parte degli associati, di arbitrati e di quegli incarichi extragiudiziari che comportino rischi di condizionamento, anche per non accreditare all’esterno l’immagine di una magistratura che da un lato rende un servizio a pagamento soltanto a chi può sopportare i relativi oneri economici, lasciando inappagata la restante domanda di giustizia, e dall’altro impegna forze su terreni non direttamente collegabili al servizio che deve rendere;

2) studiare e proporre moderne forme di reclutamento, al di fuori di ogni ipotesi di straordinarietà, ispirate alla specificità della funzione giudiziaria nonché di formazione e aggiornamento professionale, finalizzate alla migliore esplicazione dell’amministrazione della giustizia e, fin da subito, promuovere ed organizzare iniziative concrete mirate sugli stessi obiettivi;

3) elaborare e proporre criteri obiettivi e trasparenti di scelta dei dirigenti degli uffici che diano rilievo particolare alla capacità attitudinale, organizzativa e professionale;

4) stimolare momenti di incontro periodico tra magistrati ed operatori della giustizia su problemi di funzionalità dei singoli uffici, anche al fine di ottenere un rapido miglioramento dell’attuale resa del servizio;

5) istituire un osservatorio permanente sulle carenze strutturali e di personale degli uffici, con rilevazioni periodiche a livello locale, al fine di consentire all’Associazione di uscire dal generico e sterile atteggiamento di denuncia di tali carenze e di farsi consapevole tramite per l’adozione di tempestivi e sistematici interventi;

6) impegnare tutte le strutture associative a farsi carico di eventuali comportamenti neghittosi, inerti e devianti, e a proporre i mezzi più idonei per la loro eliminazione, al fine di tutelare nella loro effettività “il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria” richiamati dall’art. 2 dello statuto dell’A.N.M.;

7) promuovere iniziative di studio, di approfondimento, di proposta delle condizioni che consentano ai Consigli giudiziari di assolvere immediatamente e con pienezza i loro compiti, con particolare riferimento alle esigenze di verifica permanente del rendimento, della professionalità e della deontologia dei magistrati, per fornire adeguati strumenti di conoscenza e di valutazione all’organo di autogoverno.

8) nel processo civile:

a) riaffermare e perseguire con forza l’adozione delle necessarie ed indifferibili riforme strutturali e normative, anche solo di natura anticipatoria;

b) studiare e proporre, a tutela degli interessi degli utenti, tutte le modifiche delle prassi che sono oggi possibili per favorire una risposta meno insoddisfacente alla domanda di giustizia, anche per promuovere un rinnovato impegno nel settore e per lasciare del tutto sfornite di alibi le indubbie e gravi inadempienze del potere politico;

9) in vista della riforma del processo penale e delle connesse riforme ordinamentali, stimolare il massimo impegno culturale e professionale perché il nuovo processo risulti effettivamente adeguato ad un miglioramento dei livelli di controllo di legalità nel paese, e ciò indipendentemente dalle imprescindibili esigenze di potenziamento delle strutture e di adeguamento degli organici;

10) seguire con attenzione, anche in vista di eventuali richieste di modifica, l’applicazione della normativa sulla responsabilità civile dei giudici per valutarne:

a) l’effettiva capacità di tutela dei diritti individuali;

b) l’incidenza sull’indipendenza della giurisdizione e sul controllo di legalità;

c) l’impatto sulla funzionalità del servizio.

 

Sul piano esterno.

Il recupero di efficienza e di credibilità del servizio giudiziario esige l’attuazione non più differibile di alcuni radicali interventi di competenza dell’esecutivo e del legislativo, quali:

1) la revisione dell’irrazionale e anacronistico assetto delle circoscrizioni giudiziarie e la più congrua distribuzione e utilizzazione del personale negli uffici;

2) la previsione di procedure obiettive e garantite che contemperino, in tema di mobilità dei giudici, anche mediante opportune forme di incentivazione, le esigenze di funzionalità degli uffici con i legittimi interessi dei singoli;

3) la previsione di misure idonee alla urgente copertura delle sedi giudiziarie vacanti e alla temporanea sostituzione dei magistrati sospesi o impediti per un lasso di tempo prevedibilmente lungo;

4) la creazione, attorno a ciascun giudice, di una moderna ed efficiente unità operativa, composta di personale ausiliario professionalmente preparato, di attrezzature meccanizzate e di locali idonei che consentano al giudice di amministrare giustizia in tempi più rapidi e senza la necessità di far opera di supplenza;

5) l’attuazione di un’organica e incisiva politica di deflazione degli enormi carichi di lavoro, specialmente nelle sedi metropolitane, sia esonerando il giudice da una serie di compiti di carattere amministrativo che istituzionalmente non gli competono, sia limitandone la competenza alle controversie nelle quali siano realmente in gioco interessi apprezzabili nella scala dei valori individuali e collettivi della società attuale sia, infine, estendendo sensibilmente l’area delle depenalizzazioni e della perseguibilità a querela di parte;

6)l’attuazione delle riforme sia processuali che ordinamentali (nuovo processo civile, nuovo processo penale, istituzione del giudice di pace e del giudice monocratico di prima istanza) necessarie al fine di razionalizzare, sveltire e migliorare qualitativamente il rendimento del servizio;

7) l’attuazione delle riforme necessarie a garantire e a rafforzare la professionalità, l’indipendenza e la terzietà del giudice (dalla ristrutturazione e dal potenziamento dei Consigli giudiziari alla riforma del processo e della responsabilità disciplinare, dalla limitazione in senso fortemente restrittivo degli incarichi arbitrali ed extragiudiziari alla previsione di idonei strumenti e procedure di valutazione e di verifica della professionalità con ragionevole cadenza periodica);

8) l’adozione di iniziative e interventi rivolti a potenziare fortemente, al fine di dare completa attuazione alla previsione costituzionale, il ruolo del C.S.M. come organo di governo autonomo della Magistratura e di massima garanzia dei fattori interni ed esterni che concorrono a rendere operante nella prassi il fondamentale valore culturale della giurisdizione come servizio alla collettività e matrice di progresso sociale.

 

IV: I METODI E I FINI

In vista di questi obbiettivi e, più in generale, per esercitare uno stimolo ad una corretta dinamica della politica associativa, l’Assemblea ritiene che l’esperienza attualmente più idonea sia la costituzione di un “movimento” che si legittimi sulla forza e sulla coesione delle idee, anziché sul tipo delle etichette e sulla struttura dell’apparato; movimento non rigidamente strutturato, ma ben definito nelle sue linee di fondo, dialetticamente rivolto alla partecipazione di tutti i magistrati, singoli o associati, ed aperto ai contributi di tutte le forze sociali e culturali.

Il movimento non intende contrapporsi alle correnti quali punti di incontro e di coagulo di differenti posizioni culturali e politiche, ma rifiuta di partecipare alle prassi patologiche che attualmente, in maggiore o minore misura, le contraddistinguono.

Solo una piena libertà d’azione può consentire di operare un profondo rinnovamento della cultura politica dell’Associazione.

E’ necessaria, in conclusione, una iniziativa che, mobilitando e coinvolgendo tutti i giudici, faccia maturare in ciascuno una conoscenza più approfondita delle cause della crisi e della sua rilevanza politica per la vita di questa Repubblica.

Soltanto una magistratura più credibile e pienamente consapevole può, con l’indispensabile sostegno degli organi di informazione, far crescere nel cittadino la coscienza che i valori dell’indipendenza e dell’autonomia sono valori che gli appartengono.

 

Roma, 17 aprile 1988

 

(Documento approvato nella assemblea svoltasi a Roma nei giorni 16 e 17 aprile 1988.)

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